Oggi la Diocesi di Novara ricorda la grande figura di un prete santo della Torino dell’800, San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Proprio in questi giorni molte persone si recano a Torino per la visita alla Sindone; lo stesso Papa Benedetto XVI sarA� domani e dopo in visita a questa cittA� che ha donato tanti santi preti alla Chiesa (pensiamo al Cafasso, a don Bosco, ecc.)
Proprio mercoledA� scorso il Papa ha tratteggiato molto bene la figura di questo santo prete da conoscere e valorizzare soprattutto in questo anno sacerdotale. Lasciamo a lui la parola:
Con lo stesso spirito di caritA� A? vissuto, quaranta��anni prima del Murialdo, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della��opera da lui stesso denominata a�?Piccola Casa della Divina Provvidenzaa�? e chiamata oggi anche a�?Cottolengoa�?. Domenica prossima, nella mia Visita pastorale a Torino, avrA? modo di venerare le spoglie di questo Santo e di incontrare gli ospiti della a�?Piccola Casaa�?.
Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque a Bra, cittadina della provincia di Cuneo, il 3 maggio 1786. Primogenito di 12 figli, di cui 6 morirono in tenera etA�, mostrA? fin da fanciullo grande sensibilitA� verso i poveri. AbbracciA? la via del sacerdozio, imitato anche da due fratelli. Gli anni della sua giovinezza furono quelli della��avventura napoleonica e dei conseguenti disagi in campo religioso e sociale. Il Cottolengo divenne un buon sacerdote, ricercato da molti penitenti e, nella Torino di quel tempo, predicatore di esercizi spirituali e conferenze presso gli studenti universitari, dove riscuoteva sempre un notevole successo. Alla��etA� di 32 anni, venne nominato canonico della Santissima TrinitA�, una congregazione di sacerdoti che aveva il compito di officiare nella Chiesa del Corpus Domini e di dare decoro alle cerimonie religiose della cittA�, ma in quella sistemazione egli si sentiva inquieto. Dio lo stava preparando ad una missione particolare, e, proprio con un incontro inaspettato e decisivo, gli fece capire quale sarebbe stato il suo futuro destino nella��esercizio del ministero.
Il Signore pone sempre dei segni sul nostro cammino per guidarci secondo la sua volontA� al nostro vero bene. Per il Cottolengo questo avvenne, in modo drammatico, la domenica mattina del 2 settembre 1827. Proveniente da Milano giunse a Torino la diligenza, affollata come non mai, dove si trovava stipata una��intera famiglia francese in cui la moglie, con cinque bambini, era in stato di gravidanza avanzata e con la febbre alta. Dopo aver vagato per vari ospedali, quella famiglia trovA? alloggio in un dormitorio pubblico, ma la situazione per la donna andA? aggravandosi e alcuni si misero alla ricerca di un prete. Per un misterioso disegno incrociarono il Cottolengo, e fu proprio lui, con il cuore pesante e oppresso, ad accompagnare alla morte questa giovane madre, fra lo strazio della��intera famiglia. Dopo aver assolto questo doloroso compito, con la sofferenza nel cuore, si recA? davanti al Santissimo Sacramento e pregA?: a�?Mio Dio, perchA?? PerchA? mi hai voluto testimone? Cosa vuoi da me? Bisogna fare qualcosa!a�?. Rialzatosi, fece suonare tutte le campane, accendere le candele, e accogliendo i curiosi in chiesa disse: a�?La grazia A? fatta! La grazia A? fatta!a�?. Da quel momento il Cottolengo fu trasformato: tutte le sue capacitA�, specialmente la sua abilitA� economica e organizzativa, furono utilizzate per dare vita ad iniziative a sostegno dei piA? bisognosi.
Egli seppe coinvolgere nella sua impresa decine e decine di collaboratori e volontari. Spostandosi verso la periferia di Torino per espandere la sua opera, creA? una sorta di villaggio, nel quale ad ogni edificio che riuscA� a costruire assegnA? un nome significativo: a�?casa della fedea�?, a�?casa della speranzaa�?, a�?casa della caritA�a�?. Mise in atto lo stile delle a�?famigliea�?, costituendo delle vere e proprie comunitA� di persone, volontari e volontarie, uomini e donne, religiosi e laici, uniti per affrontare e superare insieme le difficoltA� che si presentavano. Ognuno in quella Piccola Casa della Divina Provvidenza aveva un compito preciso: chi lavorava, chi pregava, chi serviva, chi istruiva, chi amministrava. Sani e ammalati condividevano tutti lo stesso peso del quotidiano. Anche la vita religiosa si specificA? nel tempo, secondo i bisogni e le esigenze particolari. PensA? anche ad un proprio seminario, per una formazione specifica dei sacerdoti della��Opera. Fu sempre pronto a seguire e a servire la Divina Provvidenza, mai ad interrogarla. Diceva: a�?Io sono un buono a nulla e non so neppure cosa mi faccio. La Divina Provvidenza perA? sa certamente ciA? che vuole. A me tocca solo assecondarla. Avanti in Dominoa�?. Per i suoi poveri e i piA? bisognosi, si definirA� sempre a�?il manovale della Divina Provvidenzaa�?.
Accanto alle piccole cittadelle volle fondare anche cinque monasteri di suore contemplative e uno di eremiti, e li considerA? tra le realizzazioni piA? importanti: una sorta di a�?cuorea�? che doveva battere per tutta la��Opera. MorA� il 30 aprile 1842, pronunciando queste parole: a�?Misericordia, Domine; Misericordia, Domine. Buona e Santa Provvidenzaa�� Vergine Santa, ora tocca a Voia�?. La sua vita, come scrisse un giornale del tempo, era stata tutta a�?una��intensa giornata da��amorea�?.
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