Oggi si celebra la 97a Giornata Mondiale delle Migrazioni che ha per tema “Una sola famiglia umana”. La Giornata, voluta da Pio X nel 1914, A? la piA? antica, ma A? ancora oggi piA? attuale che mai.
La sua attenzione e la sua preghiera infatti sono rivolte non solo agli emigrati italiani, ma anche a tutte le altre persone coinvolte nella mobilitA� umana e precisamente agli immigrati e profughi, ai rom e sinti, ai fieranti e circensi, ai marittimi e agli aeroportuali.
Pubblichiamo qui di seguito il Messaggio scritto da Papa Benedetto XVI.

Cari Fratelli e Sorelle,

la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato offre la��opportunitA�, per tutta la Chiesa, di riflettere su un tema legato al crescente fenomeno della migrazione, di pregare affinchA� i cuori si aprano alla��accoglienza cristiana e di operare perchA� crescano nel mondo la giustizia e la caritA�, colonne per la costruzione di una pace autentica e duratura. a�?Come io ho amato voi, cosA� amatevi anche voi gli uni gli altria�? (Gv 13,34) A? la��invito che il Signore ci rivolge con forza e ci rinnova costantemente: se il Padre ci chiama ad essere figli amati nel suo Figlio prediletto, ci chiama anche a riconoscerci tutti come fratelli in Cristo.Da questo legame profondo tra tutti gli esseri umani nasce il tema che ho scelto questa��anno per la nostra riflessione: a�?Una sola famiglia umanaa�?, una sola famiglia di fratelli e sorelle in societA� che si fanno sempre piA? multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perchA� si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze. Il Concilio Vaticano II afferma che a�?tutti i popoli costituiscono una sola comunitA�. Essi hanno una sola origine poichA� Dio ha fatto abitare la��intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26); essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontA� e il disegno di salvezza si estendono a tuttia�? (Dich. Nostra aetate, 1). CosA�, noi a�?non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorellea�? (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 6).

La strada A? la stessa, quella della vita, ma le situazioni che attraversiamo in questo percorso sono diverse: molti devono affrontare la difficile esperienza della migrazione, nelle sue diverse espressioni: interne o internazionali, permanenti o stagionali, economiche o politiche, volontarie o forzate. In vari casi la partenza dal proprio Paese A? spinta da diverse forme di persecuzione, cosA� che la fuga diventa necessaria. Il fenomeno stesso della globalizzazione, poi, caratteristico della nostra epoca, non A? solo un processo socio-economico, ma comporta anche a�?una��umanitA� che diviene sempre piA? interconnessaa�?, superando confini geografici e culturali. A questo proposito, la Chiesa non cessa di ricordare che il senso profondo di questo processo epocale e il suo criterio etico fondamentale sono dati proprio dalla��unitA� della famiglia umana e dal suo sviluppo nel bene (cfr Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 42). Tutti, dunque, fanno parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione A? universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietA� e la condivisione.

a�?In una societA� in via di globalizzazione, il bene comune e la��impegno per esso non possono non assumere le dimensioni della��intera famiglia umana, vale a dire della comunitA� dei popoli e delle Nazioni, cosA� da dare forma di unitA� e di pace alla cittA� della��uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della cittA� senza barriere di Dioa�? (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 7). Ea�� questa la prospettiva con cui guardare anche la realtA� delle migrazioni. Infatti, come giA� osservava il Servo di Dio Paolo VI, a�?la mancanza di fraternitA� tra gli uomini e tra i popolia�? A? causa profonda del sottosviluppo (Enc. Populorum progressio, 66) e a�� possiamo aggiungere a�� incide fortemente sul fenomeno migratorio. La fraternitA� umana A? la��esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con la��altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sA� agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunitA� politica locale, nazionale e mondiale.

Il Venerabile Giovanni Paolo II, in occasione di questa stessa Giornata celebrata nel 2001, sottolineA? che a�?[il bene comune universale] abbraccia la��intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista. A? in questo contesto che va considerato il diritto ad emigrare. La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo, nel duplice aspetto di possibilitA� di uscire dal proprio Paese e possibilitA� di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vitaa�? (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni 2001, 3; cfr Giovanni XXIII, Enc. Mater et Magistra, 30; Paolo VI, Enc. Octogesima adveniens, 17). Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignitA� di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e la��identitA� nazionale. a�?Si tratterA� allora di coniugare la��accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiuntia�? (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2001, 13).

In questo contesto, la presenza della Chiesa, quale popolo di Dio in cammino nella storia in mezzo a tutti gli altri popoli, A? fonte di fiducia e di speranza. La Chiesa, infatti, A? a�?in Cristo sacramento, ossia segno e strumento della��intima unione con Dio e della��unitA� di tutto il genere umanoa�? (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1); e, grazie alla��azione in essa dello Spirito Santo, a�?gli sforzi intesi a realizzare la fraternitA� universale non sono vania�? (Idem, Cost. past. Gaudium et spes, 38). Ea�� in modo particolare la santa Eucaristia a costituire, nel cuore della Chiesa, una sorgente inesauribile di comunione per la��intera umanitA�. Grazie ad essa, il Popolo di Dio abbraccia a�?ogni nazione, tribA?, popolo e linguaa�? (Ap 7,9) non con una sorta di potere sacro, ma con il superiore servizio della caritA�. In effetti, la��esercizio della caritA�, specialmente verso i piA? poveri e deboli, A? criterio che prova la��autenticitA� delle celebrazioni eucaristiche (cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mane nobiscum Domine, 28).

Alla luce del tema a�?Una sola famiglia umanaa�?, va considerata specificamente la situazione dei rifugiati e degli altri migranti forzati, che sono una parte rilevante del fenomeno migratorio. Nei confronti di queste persone, che fuggono da violenze e persecuzioni, la ComunitA� internazionale ha assunto impegni precisi. Il rispetto dei loro diritti, come pure delle giuste preoccupazioni per la sicurezza e la coesione sociale, favoriscono una convivenza stabile ed armoniosa.

Anche nel caso dei migranti forzati la solidarietA� si alimenta alla a�?riservaa�? di amore che nasce dal considerarci una sola famiglia umana e, per i fedeli cattolici, membri del Corpo Mistico di Cristo: ci troviamo infatti a dipendere gli uni dagli altri, tutti responsabili dei fratelli e delle sorelle in umanitA� e, per chi crede, nella fede. Come giA� ebbi occasione di dire, a�?accogliere i rifugiati e dare loro ospitalitA� A? per tutti un doveroso gesto di umana solidarietA�, affinchA� essi non si sentano isolati a causa della��intolleranza e del disinteressea�? (Udienza Generale del 20 giugno 2007: Insegnamenti II,1 (2007), 1158). CiA? significa che quanti sono forzati a lasciare le loro case o la loro terra saranno aiutati a trovare un luogo dove vivere in pace e sicurezza, dove lavorare e assumere i diritti e doveri esistenti nel Paese che li accoglie, contribuendo al bene comune, senza dimenticare la dimensione religiosa della vita.

Un particolare pensiero, sempre accompagnato dalla preghiera, vorrei rivolgere infine agli studenti esteri e internazionali, che pure sono una realtA� in crescita alla��interno del grande fenomeno migratorio. Si tratta di una categoria anche socialmente rilevante in prospettiva del loro rientro, come futuri dirigenti, nei Paesi di origine. Essi costituiscono dei a�?pontia�? culturali ed economici tra questi Paesi e quelli di accoglienza, e tutto ciA? va proprio nella direzione di formare a�?una sola famiglia umanaa�?. Ea�� questa convinzione che deve sostenere la��impegno a favore degli studenti esteri e accompagnare la��attenzione per i loro problemi concreti, quali le ristrettezze economiche o il disagio di sentirsi soli nella��affrontare un ambiente sociale e universitario molto diverso, come pure le difficoltA� di inserimento. A questo proposito, mi piace ricordare che a�?appartenere ad una comunitA� universitaria a�� significa stare nel crocevia delle culture che hanno plasmato il mondo modernoa�? (Giovanni Paolo II, Ai Vescovi Statunitensi delle Province ecclesiastiche di Chicago, Indianapolis e Milwaukee in visita a�?ad liminaa�?, 30 maggio 1998, 6: Insegnamenti XXI,1 [1998], 1116). Nella scuola e nella��universitA� si forma la cultura delle nuove generazioni: da queste istituzioni dipende in larga misura la loro capacitA� di guardare alla��umanitA� come ad una famiglia chiamata ad essere unita nella diversitA�.

Cari fratelli e sorelle, il mondo dei migranti A? vasto e diversificato. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne della��uomo e di societA� che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtA� costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione della��umanitA� a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltA� che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non perdiamo la speranza, e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perchA� ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico ed istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture. Con questi auspici, invocando la��intercessione di Maria Santissima Stella maris, invio di cuore a tutti la Benedizione Apostolica, in modo speciale ai migranti ed ai rifugiati e a quanti operano in questo importante ambito.

Da Castel Gandolfo, 27 settembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI