Dicembre
28
2011
Miracolo di Natale
Maria Winowska (che fu amica di Giovanni Paolo II, ed A? una apprezzata scrittrice di agiografia) ha pubblicato questo racconto vero che le fu narrato da un parroco ungherese.
a�?Chiunque potrebbe prendermi per pazzo o per un esaltato – le disse P. Norbert – se non ci fossero trentadue scolaretti a testimoniare la veritA� della��accadutoa�?.
a�?Nella mia parrocchia in Ungheria, un piccolo paese di 1500 anime, da dove poi mi scacciarono, successe una volta un fatto strano.
La maestra elementare era una militante atea. Tutte le sue lezioni erano imperniate sul tentativo di eliminare Dio dalla vita di quei bambini, per farne dei giovani atei. Ogni occasione era buona per sminuire la nostra Santa Religione, deriderla e screditarla. I bambini intimiditi non osavano difendersi. Le loro famiglie erano credenti e fedeli nella��adempimento dei loro doveri religiosi. In genere, le sciocchezze con cui la maestra, signorina Gertrud, bombardava continuamente i bambini, non avevano un grande effetto su di loro. Io in parrocchia mi impegnavo con tutte le mie forze a sostenere spiritualmente i bambini per abituarli a ricevere spesso il Sacramento della Comunione. E, caso strano, la signorina Gertrud sembrava avere un fiuto misterioso per individuare chi si era comunicato e queste sue a�?pecore nerea�?, come lei le chiamava, le trattava con sfrenata rabbia. Sembrava che lo avesse saputo da questa o da quella spia.
Nella IV/a ca��era Angela di dieci anni. Era molto intelligente e capace, ma le sue compagne non la invidiavano perchA? aveva un cuore da��oro ed era sempre pronta ad aiutarle. Un giorno mi chiese di poter fare tutti i giorni la Santa Comunione. a�?Ma sai di cosa ti carichi?a�? le chiesi. Rise birichina come se volesse fare uno scherzo a qualcuno. a�?Signor Parroco, la maestra non mi potrA� rimproverare facilmente, glielo posso assicurare. SarA� ancora piA? diligente… Per favore, non mi dica di no. Quando prendo la Comunione mi sento piA? forte. Dica di sA�, devo dare il buon esempio e perciA? devo avere molta forza!a�?. Le dissi sA�, sebbene con preoccupazione. Da quel momento la IV/A fu un piccolo inferno. Angela sapeva impeccabilmente tutto ciA? che la maestra le chiedeva. PerA? la maestra riversava su di lei la sua cattiva luna e la maltrattava in ogni modo. La bambina sopportava tutto pazientemente perA? divenne visibilmente sofferente.
a�?Senti Angela, ma non A? troppo pesante?a�?.
a�?No, Signor Parroco. GesA? ha sofferto molto di piA? quando gli sputavano addosso. Questo non mi A? ancora capitatoa�?.
Il coraggio che dimostrava mi riempA� di grande ammirazione. Angela non venne mai a lagnarsi da me del pessimo trattamento che riceveva, ma le sue compagne mi raccontavano piangendo degli attacchi della maestra. Dal lato del profitto, questa non poteva dire niente e cosA� si inventava ogni giorno qualcosa di nuovo per toglierle la fede. Scavalcando il suo programma di insegnamento, la signorina Gertrud, a beneficio delle sue scolare, aprA� tutto il suo arsenale ateista e Angela non potA� farci niente. Stava in piedi, muta a capo chino, soffocando i singhiozzi. Il suo credo perA? rimase inalterato, ma come difenderlo? Da novembre le lezioni divennero sempre piA? un duello tra la maestra e la scolara. Apparentemente trionfava la prima ed aveva sempre la��ultima parola.
PerchA? dunque questa tenacia? Probabilmente era il silenzio di Angela che esasperava la maestra. Le compagne di classe disperate chiesero il mio aiuto. Cosa potevo fare? Il mio tentativo avrebbe avvelenato ancora di piA? la��atmosfera. Per fortuna Angela tenne duro. Non rimase altro che pregare, pregare con tutte le nostre forze. La cosa si sparse nel circondario. Nessuno mi rimprovererA� per aver dato giornalmente la Santa Comunione ad Angela. Non era un segreto per nessuno che la maestra voleva, attraverso questa fragile bambina, colpire un bene comune, il tesoro della Fede. I genitori incoraggiavano la loro figlia a resistere ed improvvisamente Angela si trovA? al centro della��interesse comune. Tutti ammiravano la sua forza. Solo lei non se ne rendeva conto. Si sentiva umiliata per la sua incapacitA� a difendersi e per non saper portare dei motivi per la sua fede. Poco prima di Natale, esattamente il 17 dicembre, la signorina Gertrud escogitA? un piano crudele che, come lei pensava, avrebbe eliminato la fede inutile che impestava la sua scuola. Il fatto merita di essere raccontato in tutti i suoi particolari.
Angela fu involontariamente coinvolta in un gioco di domande e risposte. a�?Che cosa fai se i tuoi genitori ti chiamano?a�?. a�?Vadoa�?, rispose la ragazzina timidamente sottovoce. a�?Molto bene. Ti senti chiamare e vai subito, come fa una brava bambina. Che cosa succede se i tuoi genitori chiamano lo spazzacamino?a�?. a�?Vienea�?, rispose Angela.
Il suo cuore batteva in fretta, si aspettava un tranello, perA? non immaginava di che genere. La signorina Gertrud continuava con le sue domande: a�?I suoi occhi brillavano come quelli di un gatto che gioca con il topo, guardava in maniera cosA� cattiva, cosA� cattiva!a�?, mi raccontA? piA? tardi una delle piccole testimoni.
a�?Bene mia piccola. Lo spazzacamino viene perchA? ca��A?, perchA? A? vivoa�?. Un momento di silenzio. a�?Tu vieni perchA? sei viva. PerA?, per esempio, i tuoi genitori chiamano la nonna che A? morta. VerrA�?a�?. a�?No non credoa�?. a�?Brava. E se chiamano BarbablA?? Oppure Cappuccetto Rosso? Oppure Pollicino? Ti piacciono le fiabe, no? Allora cosa succederA�?a�?. a�?Non verrA� nessuno, perchA? sono fiabea�?. Angela sollevA? il suo sguardo limpido, perA? lo riabbassA? subito.
a�?I suoi occhi mi avevano fatto malea�? mi confidA? piA? tardi. Il dialogo proseguA�. a�?Molto bene – gongolA? la maestra – mi sembra che oggi tu riesca a pensare piA? chiaramente. Dunque bambini vedete che qualsiasi vivente che esiste, viene se lo si chiama. E chi non viene quando A? chiamato, o non esiste oppure non A? piA? vivo. A? chiaro, vero?a�?.
E adesso supponiamo di chiamare GesA? Bambino. Ca��A? ancora qualcuno di voi che crede in GesA? Bambino?a�?. Per un attimo tutto tace. Poi, alcune voci timide dicono: a�?SA�, sA�…a�?. a�?E tu, Angela, credi tu che GesA? Bambino ti senta se lo chiami?a�?. Angela si sentA� improvvisamente sollevata da un peso. Ecco dunque il tranello di cui non poteva immaginare la portata. Con grande slancio rispose: a�?Certo, credo che mi sentaa�?.
a�?Molto bene, adesso facciamo un tentativo. Se GesA? Bambino ca��A?, entrerA� se voi lo chiamate. Chiamate dunque tutti insieme molto forte: Vieni, GesA? Bambino! Uno, due, tre, tutti insiemea�?. I bambini abbassarono la testa e in un silenzio di tomba si sentA� una risata satanica. a�?E qui vi volevo. Questa A? la mie prova. Non avete il coraggio di chiamarlo, perchA? non esiste, come Pollicino, BarbablA?, perchA? sono semplicemente delle favole… storie per vecchietti seduti di fronte al camino, storie che nessuno prende seriamente perchA? non sono verea�?.
I bambini, sconvolti, tacevano ancora. Angela era sempre muta e mortalmente pallida. Improvvisamente successe una cosa inaspettata. Angela saltA? in mezzo alla classe, i suoi occhi lanciavano scintille: a�?Noi lo vogliamo chiamare! Ascoltate! Tutti insieme diciamo: – Vieni, GesA? Bambino! – a�?. In un attimo tutta la classe si alzA?. Con le mani giunte, sguardi invocanti e cuori gonfi di una smisurata fede gridarono: a�?Vieni, GesA? Bambino!a�?.
La maestra non era preparata a ciA?. Involontariamente fece due, tre passi indietro, lo sguardo fisso su Angela in un silenzio di tomba. Poi di nuovo la voce cristallina: a�?Ancora una volta!a�?. Era come un grido che avrebbe potuto far crollare i muri, come piA? tardi spiegA? un bambino. Paura, impazienza, dubbio ricacciato dentro che poteva in ogni momento esplodere, sotto la��influsso di una di loro che improvvisamente si era proclamata loro rappresentante: la��impulso della��unitA� che aveva colpito tutti!… Ma forse non ca��era la��attesa del miracolo. a�?Io gridavo, perA? non mi aspettavo niente di particolarea�?, mi disse Gisela. E invece accadde. Ve lo racconterA� con le stesse parole dei bambini, li ho interrogati uno per uno.
La loro libera espressione sembrA? piA? perfetta di una rappresentazione che avremmo potuto dare noi adulti. Alcune loro frasi mi sono rimaste impresse indelebilmente. Anche io, povero pastore di anime coma��ero, avevo bisogno di un segno. Troppo spesso non si crede a sufficienza! I bambini non guardavano verso la porta bensA� il muro davanti a loro e Angela risaltava su questa cornice bianca. Ma la porta si aprA� silenziosamente. Videro che una forte luce si concentrava sulla porta. Questa luce cresceva, cresceva, poi divenne un globo di fuoco. Ebbero improvvisamente paura, perA? tutto accadde cosA� in fretta che non ebbero nemmeno il tempo di gridare. Il globo si aprA� e dentro apparve un Bambino splendido come non ne avevano mai visto. Il Bambino sorrideva loro senza dire una parola. La Sua infinita presenza era una infinita dolcezza. Non avevano piA? paura, ca��era solo gioia.
DurA?… un momento? Un quarto da��ora? Una��ora? Le opinioni a questo punto stranamente erano diverse. Certo A? che la��accaduto non superA? una��ora di lezione. Il Bambino era vestito di bianco e sembrava un piccolo sole. La luce proveniva da Lui stesso. La luce del giorno sembrava scura al confronto.
Alcune delle ragazze rimasero come accecate e faceva loro male agli occhi. Altre poterono guardarlo senza conseguenze. Non diceva niente, sorrideva solo, poi scomparve nel globo di luce che si dissolse. La porta si richiuse dolcemente da sola. Piene di emozione, il cuore ricolmo di gioia, le ragazze non potevano pronunciare parola. Un grido acuto ruppe il silenzio. Quasi impazzita e con gli occhi che le uscivano dalle orbite, la maestra gridA?: a�?A? venuto, A? venuto!a�?, poi scappA? e sbattA� dietro di sA� la porta. Ad Angela sembrava di svegliarsi da un sogno. Disse semplicemente: a�?Avete visto, GesA? Bambino esiste. E adesso ringraziamoa�?.
Tutti si inginocchiarono commossi e recitarono un Padre Nostro, una��Ave Maria ed un Gloria al Padre. Poi uscirono dalla classe perchA? era arrivato il momento della pausa. La cosa si sparse molto in fretta. I genitori mi chiesero di interrogare i bambini ed io li interrogai singolarmente. Posso testimoniare sotto giuramento di non aver trovato nei loro racconti la benchA� minima contraddizione. E ciA? che mi ha piA? sorpreso A? che la��avvenimento non sembrA? loro niente di straordinario. a�?Avevamo bisogno di aiuto – mi raccontA? una delle ragazze – GesA? Bambino doveva venire ad aiutarcia�?.
… La maestra, scioccata, fu ricoverata in manicomio, dove continuA? a gridare: A? venuto, A? venuto!.
A Padre Norbert non fu concesso di andare a visitarla, ma promise di pregare per lei durante la S. Messa. Angela, dopo la scuola, riprese la sua vita in famiglia ad aiutare la mamma.
Questa A? la storia che ha raccontato Padre Norbert ad una scrittrice, dicendole con un pizzico di ironia: Non so se lei crede alla mia storia e se sarA� pubblicata. La scrittrice, perA?, come vedete, ha accettato.