L’ultima enciclica di Benedetto XVI

papa benedetto xviL’annuncio dato ieri da Papa Benedetto XVI ha provocato le reazioni piA? disparate nella Chiesa, tra i pastori, i fedeli e nell’opinione pubblica mondiale.

Riportiamo il testo integrale di due interventi autorevoli per la nostra Diocesi, quello del Vescovo Franco Giulio Brambilla e quello di don Silvio Barbaglia.

 

Lettera di mons. Brambilla sulla rinuncia di Benedetto XVI


Carissimi fedeli della Diocesi di Novara,
e a tutti gli uomini di buona volontA�,
ci stringiamo con immenso affetto a Benedetto XVI perchA� la sua rinuncia al servizio di Vescovo di Roma e del ministero petrino nella Chiesa A? stata un atto di grande coraggio e amore. Di grande coraggio come gli uomini e le donne con il cuore libero e gli stessi mezzi di comunicazione hanno messo in luce con titoli a tutta pagina. Parlano di decisione sorprendente, storica, epocale. Per me, invece, A? quasi la��ultima e autentica enciclica in cui giunge a pienezza il senso di un Pontificato non lungo, ma denso di valore teologico, di autorevolezza culturale e di testimonianza pastorale, vissuti con un magistero indifeso e disarmante. Mai un tono sopra le righe, mai un eccesso nel gesto, neppure alcuna tentazione di imitare il carisma mediatico del Predecessore. Il Papa si A? mostrato con il suo timido e gentile tratto che chiedeva quasi il permesso di bussare alla porta del tuo ascolto e della tua coscienza.
CosA� la��ho conosciuto ancha��io, quando venne a Milano nel 1999. PoichA� sapevo il tedesco, il card. Martini mi chiese di accompagnarlo, per i due incontri previsti con i sacerdoti a Seveso e a Milano. Sono stato due giorni interi con lui, seguendolo anche sulla��auto. Ricordo che arrivando a Seveso, il card. Ratzinger non voleva fare la conferenza, ma rispondere a un dialogo, per cui avevo preparato delle domande e gliele avevo inviate prima. Gli chiesi se voleva riascoltarle, perchA� le avevo impreziosite con qualche citazione dai suoi scritti. Mi rispose: a�?Lasciamo fare allo Spirito Santoa�?. Mi aveva colpito la sua serenitA� e semplicitA� delle risposte, tanto che un prete piuttosto impertinente aveva commentato: a�?Eminenza, ma Lei non A? quello che appare dai giornali!a�?. E Lui aveva ribattuto: a�?Non comportiamoci in base a quello che si scrive di noia��a�?. Mi prendeva leggermente sottobraccio, commentando i due giorni, chiamandomi teneramente a�?don Francoa�?, persino con qualche tratto di sottile ironia.
Soprattutto A? stato un gesto di grande amore. Sotto il clamore mediatico di questi giorni sarA� difficile intravedere la scelta di dedizione di Benedetto per la Chiesa. Sono certo che il Papa stesso ci aiuterA� a comprenderla negli ultimi giorni del Suo ministero tra noi e per noi. GiA� nella sua Declaratio, Egli ha detto: a�?Sono ben consapevole che questo ministero per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le parole e le opere, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, A? necessario anche il vigore, sia del corpo, sia della��animaa�?. Per concludere lapidariamente: a�?in questi ultimi mesia�� [ho riconosciuto] la mia incapacitA� ad amministrare bene il ministero a me affidatoa�?. Qui si nasconde la perla preziosa del gesto del Papa, che costituisce un unicum, nella storia della Chiesa e un gesto esemplare per tutti. Quello che noi riteniamo la��onore e il compito piA? alto, addirittura il a�?poterea�? sommo, nella sua essenza piA? evangelica A? un a�?servizioa�?. PuA? continuare solo se resta un servizio alla vita e alla fede. Quando non puA? piA? essere a�?amministrato benea�? bisogna lasciarlo ad altri. La��uomo nasce e muore uomo, il credente diventa tale per amore e tutti i poteri nella Chiesa trovano la loro veritA� nello a�?stare in mezzo a voi come uno che servea�? (Lc 22,27). Ho partecipato a due Concistori per la��elevazione dei Cardinali e, nello sfarzo dei colori di quei giorni, il Papa ha con tenacia commentato questo passo evangelico. Alla fine Egli ne A? diventato la��icona personale. Ha fatto un passo indietro, con una��impercettibile voce, in modo dimesso. Si nasce credenti per ritornare a essere discepoli del Signore. Grazie, carissimo Joseph, ce la��hai ricordato nel giorno della presentazione di ben 800 nuovi santi martiri!
Molti hanno cercato nella storia i precedenti di questo gesto, quasi soggiogati dal bisogno di trovare una��analogia che illuminasse la sorpresa della scelta. Il gesto di Benedetto A? incomparabile con tutte le altre rinunce di Pontefici, fatte dinanzi a eventi storici drammatici, compresa la scelta tutta spirituale di Celestino V. Sappiamo che Dante ha valutato negativamente il gesto di Pietro da Morrone, perchA� la��ha giudicato con uno sguardo mondano. Forse solo Petrarca ne ha penetrato il mistero, quando ne ha parlato cosA�: a�?gesto di animo elevatissimo, piA? che liberoa�?. Libero per il bene della Chiesa, libero per amore del Vangelo, libero per testimoniare a tutti che chi piA? sale in alto tanto piA? deve avere la mente e il cuore leggeri per non legare il compito alla persona. Fosse pure il compito e il servizio piA? alto e piA? nobile. Grazie Benedetto XVI, per il molto e il tanto che prima hai fatto per noi, grazie perchA� alla fine con un solo gesto ci hai riportato alla libertA� del Vangelo!

Riflessione di don Silvio Barbaglia sulla rinuncia di Benedetto XVI


Carissimi,

mi aggiungo anch’io per esprimere qualche riflessione sulla notizia, direi, incredibile che tutti abbiamo ricevuto…
Lo sconcerto per un legame inevitabilmente interrotto con una persona cara, A? tanto piA? forte quanto maggiormente questa A? punto di riferimento, A? amata, ed A? importante. Chi poco “lega il cuore”, poco s’interessa e poco soffre…
Soffre di piA? chi mette qualcosa o molto di sA�. E credo che oggi e anche dopo, moltissimi in tutto il mondo non solo siano rimasti sgomenti per un evento desueto rispetto alla storia da circa 600 anni ma soprattutto abbiano provato un senso di dolore, di distacco, quasi vicino alla morte. Eppure Papa Benedetto XVI A? vivo, ma non se la sente piA?, le sue forze non sono sufficienti per fargli vivere il Ministero petrino come Lui l’ha sempre pensato, vissuto ed amato!
Vorrei proprio partire da questo status emozionale che anch’io ho vissuto tanto oggi e credo continuerA? a sentirlo anche nei prossimi giorni. Ma non vorrei fermarmi a questo, vorrei cercare di guardare dentro di me e forse qualcuno di voi si potrA� anche ritrovare. FarA? anche il tentativo di guardare “dentro” a Papa Benedetto XVI per comprendere che cosa, dall’osservatorio della mia sensibilitA�, possa averlo indotto a una scelta cosA�, unica nel suo genere, in questo particolare momento storico.
Vorrei partire dalla giusta rivendicazione di tante voci di oggi: “ma un padre non abbandona i suoi figli!” E’ abbastanza vero che con oggi la Chiesa si sente un po’ orfana, umanamente parlando, A? venuto meno un punto di riferimento per molti fino ad oggi. Certo la cosa vale fino alle ore 20 del 28 febbraio, ma psicologicamente il distacco netto A? cominciato oggi. E credo che sia sano che si dia voce a questo modo di sentire che A? quello della gente semplice e vera, A? quello di molti parrocchiani che dopo anni condivisi con il proprio prete ascoltano la notizia che quel legame bello e profondo A? chiamato a interrompersi, non perchA� A? morto il parroco, ma perchA� ha scelto di andarsene o A? stato spostato. Diciamo che il fenomeno di raccogliere firme e di fare manifestazioni A? anche facile per tanti parrocchiani quando (a volte giocandoci un po’) il parroco fa capire di essere stato spostato suo malgrado. Ma quando capita – e sono pochi i casi – che A? il parroco a dire che A? stato lui a chiedere di lasciare allora A? piA? difficile capire la cosa da parte dei parrocchiani e ogni raccolta di firme per tenerlo parrebbe fare un atto di violenza contro di lui. E i parrocchiani in questo caso si sentono anche un po’ traditi, diciamo o quanto meno, feriti anche in una forma di orgoglio affettivo… non ci vuole cosA� bene… appunto “un padre non abbandona i suoi figli…”.
Eppure in tutto questo modo di pensare c’A? molta umanitA�, perchA� siam fatti un po’ tutti cosA�, ma non saprei quanto Vangelo si giochi davvero in tutto ciA?. E pensandoci mi pare di poter dire – osservando la scelta di Papa Benedetto XI nell’ottica del Vangelo, per quel che riesco – che il suo “essere stato umile operaio nella vigna del Signore” (come ha detto in quel primo suo discorso al mondo intero nell’aprile 2005) A? stato vissuto da parte sua fino in fondo. C’A? una “paternitA�” nel Vangelo che oserei dire strana e, per alcuni versi, temibile e terribile… Quelle parole rivolte ai discepoli contro gli scribi e i farisei in Mt 23 quando GesA? dice di non farsi chiamare “rabbA�” perchA� uno solo era il loro “Maestro” e di non chiamare nessuno “papA�” perchA� uno solo era il loro “PapA�” sono parole molto pesanti!!! Nessuno puA? sostituire Dio come Maestro e come Padre, anche GesA? si pone come “guida” per i discepoli, anche lui si mette alla scuola dell’unico RabbA�, il Padre e dell’unico AbbA�, appunto.
Ma la storia della Chiesa e la nostra storia ci dice che noi abbiamo un immenso bisogno di vedere Dio, di toccare Dio, tanto in esempi fulgidi, quanto in santoni che sappiano rispondere e corrispondere ai nostri bisogni! L’apostolo, il vero apostolo – e il Papa A? successore dell’apostolo Pietro – “gioca di sponda”: A? punto di riferimento, A? roccia solo e unicamente se apre e rimanda all’Altro, apre al Maestro e al Padre unico, quello dei cieli. Il dramma A? quando ci si crede indispensabili in tutto e il servizio diventa potere. CiA? che diciamo dei politici vale per ogni “cadreghino” di questo mondo e quando uno siede sulla “cadrega” di Pietro, A? facile immaginare che le tentazioni (ricordate quelle di GesA?…) del potere, della folla, della notorietA� e molte altre oscurino la limpidezza del Vangelo anche lA� dove uno pensa sia conservata la puritA� della Parola di Dio, in Vaticano, presso il Papa. Tutti sappiamo che purtroppo non A? cosA�… Il Ministero petrino A? un servizio a tutta la Chiesa e all’umanitA�, il papa A? il “Servus servorum Domini”, lui che A? il piA? in alto di tutti, nella sua piA? bella definizione, A? colui a cui maggiormente A? affidato il grembiule della lavanda dei piedi all’ultima cena di GesA?, che continua nella sua Chiesa in questa storia. Papa Giovanni Paolo II ha sentito che il modo piA? profondo per testimoniare la paternitA� di Dio per ciascuno di noi fosse quello di “non scendere dalla croce come GesA?”, Papa Benedetto XVI, in modo ancor piA? radicale e creando una ferita affettiva, dice all’intera Chiesa che Colui che cerchiamo non A? Lui, Lui A? stato e continuerA� ad essere in modo diverso quell’umile servitore nella vigna del Signore!
Insomma, diciamocelo: anche noi abbiamo bisogno di vedere il Signore e di toccarlo, ma Lui, il Signore A? oltre, A? sempre oltre e grandi quegli uomini e quelle donne che ci hanno aiutati e ci aiutano a guardare oltre, attraverso di loro! Attenzione invece a quelli la cui vita A? specchio di se stessi, parlano del Signore ma di fatto si compiacciono – con astuzia – di sA� e il proprio “ego” cresce sempre piA? facendo anche del gran bene, ma un bene che A? benzina del sA?! Ma quando un uomo, nel gravoso ministero di Pietro, sente di non essere piA? all’altezza del compito a cui A? stato chiamato, proprio perchA� vengono meno le forze, puA? rinunciare nella sua assoluta coscienza per un bene piA? grande. Questo A? il punto: per un bene maggiore, quello di Cristo e del suo Vangelo, quello della Chiesa!
A�
E’ proprio su questo snodo che vedo l’incontro tra i “cromosomi” di Papa Benedetto XVI (cioA? la sua propensione caratteriale, il suo stile) e il Vescovo di Roma. Il bene maggiore della Chiesa l’ha portato nel 2005 ad accettare di divenire Papa, nonostante vedesse con chiarezza che si trattava di una responsabilitA� troppo grande che Egli stesso probabilmente non avrebbe mai voluto rivestire. Ma il bene della Chiesa di Cristo l’ha portato a dire di sA�! E ora il Papa ha visto arrivare il tempo del ritirarsi, di lasciare – pur ancora in vita e forse anche in salute – il Ministero petrino ad un altro Sommo Pontefice, quale “servo inutile nella vigna del Signore”. Credo che Papa Benedetto XVI, nella prospettiva del servizio alla Chiesa abbia proprio valutato che per il bene della Chiesa, lo stesso “bene” che l’aveva forzato a dire di sA�, gli chiede oggi di dire di no! E’ per il bene della Chiesa che si A? capaci di fare un passo indietro e questo vale – per ogni potere di questa terra – come esempio, monito e libero distacco, tipico di chi sa che il Vangelo A? piA? importante di ogni calcolo umano.
Penso davvero che Papa Benedetto XVI avrebbe potuto anch’Egli giungere al termine della sua vita cosA�, stringendo i denti per la fatica sua ma soprattutto per le fatiche di una Chiesa sempre piA? contraddittoria nel suo interno, ma ciA? sarebbe andato contro la sua coscienza! SA�, perchA� la coscienza A? plasmata dal Vangelo ma A? fatta anche dei nostri “cromosomi”: chi proviene da una sensibilitA� monastica, di preghiera, di ricerca e di studio porta dentro di sA� tutta la vita questo richiamo. Il Cardinal Martini ha avuto “la fortuna” di non diventare Papa e ha potuto ritornare al suo grande amore, alla Parola contemplata, alla Terra Santa, al testo biblico e cosA� ha passato gli ultimi anni della sua vita…. ricordo Mons. Aldo Del Monte come era risorto ritornando ai suoi antichi richiami della natura e della letteratura, nella contemplazione, pensiamo anche mons. Corti, per chi l’ha incontrato ultimamente, come A? “Ri-nato”!
In definitiva, per il bene della Chiesa e del Vangelo di Cristo, credo proprio che Papa Benedetto XVI abbia preso questa “gravissima decisione”, molto sofferta ma onesta e veritiera. Il suo ritiro in monastero lo sento come il grande ritorno all’antico amore, quello della preghiera, della contemplazione, della liturgia, dello studio, di Dio!
Mi commuovo a pensare che un grande di questa terra, come A? un Papa – e Papa Benedetto A? stato e continua ad essere un Grande davvero – se ne esca di scena per un bene piA? grande.
Caro Papa non mi sento tradito da te, anzi mi sento aiutato a purificare ogni azione in nome di Dio che tento di compiere nei miei giorni. Spero un giorno anch’io di lasciare la scena cosA�, nel mio piccolo, senza trionfi e forse lasciando anche confuso qualcuno. Anche GesA? se n’A? andato via in fretta, una quarantina di giorni coi suoi, poi, in pochi l’han visto salire in cielo. Se non se ne fosse andato e non avesse lasciato il posto “ad un altro Paraclito” non saremmo qui a raccontare queste cose!!! Grazie caro Papa perchA� mi fai guardare verso quell’oltre nel quale tu hai posto il tuo sguardo da tutta la tua vita!
Queste parole volevo condividere con voi, al termine di questa giornata importante nella memoria spirituale della Chiesa!

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